Assaggi: il Chianti del Castello di Brolio

Il Castello di Brolio è una delle tenute vitivinicole dalla più antica tradizione in Italia. Qui il Barone Riccasoli a fine ottocento mise a punto niente di meno che la “Ricetta del Chianti”, ovvero l’uvaggio alla base del vino rosso iconico della Toscana. Come poi spesso avviene la tenuta ha affrontato negli anni alterne fortune. Il vino che abbiamo aperto oggi, dopo una ventina d’anni di affinamento, rappresenta uno dei cavalli di battaglia del corso attuale della tenuta. Quando fu lanciato, nei primi anni duemila, puntava a essere il “Gran Vin” della cantina, sulla scorta dei prestigiosi esempi bordolesi. Chianti allora prodotto con stile moderno, ovvero con uso di legni piccoli francesi e, probabilmente, un taglio del sangiovese con vitigni internazionali, è un viaggio nel tempo oggi che lo stile produttivo del Chianti punta in tutt’altra direzione. All’apertura il vino è ancora profondo nel colore scuro, dove solo l’unghia rosso mattone lascia trasparire una ragionevole evoluzione. Il profumo è profondo, terroso, dal frutto scuro ancora marcato, sorprendentemente compatto, se proprio dobbiamo trovare un difetto, poco evoluto sui toni classici del sangiovese invecchiato. Anche alla beva si conferma un vino potente, ricco nella sostanza, dal tannino serratissimo, ritornano sfumature di frutta sotto spirito e il calore alcolico notevole. In sintesi, il timore che il Chianti “moderno” non sopportasse il peso degli anni è del tutto infondato, certo un tocco di “toscanità” in più avrebbe fatto di un’ottima bottiglia, un grande vino.

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